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Palácio da Pena

Abbarbicato su uno dei punti più alti della Serra di Sintra, il Palácio venne edificato nel luogo in cui sorgeva l’antico monastero di Nossa Senhora da Pena, edificato nel 1503 dai frati dell’Ordine di San Geronimo. Dell’antico monastero fu mantenuto il retablo (una pala d’altare in marmo ed alabastro) di epoca rinascimentale dello scultore portoghese Nicolau Chanterenne. Fu conservata anche l’ala principale del piccolo convento dei padri gerolamini, che comprende una chiesa e il chiostro, rivestito di azulejos arabescati del 1520 circa.
Il palazzo fu il frutto dell’immaginazione di Fernando di Sassonia Coburgo-Gotha, marito della regina Maria II. Innamorato di Sintra, D. Fernando decise di acquistare il monastero e le terre circostanti per costruire la residenza estiva della famiglia reale. Nel 1840 il re Ferdinando II commissionò la costruzione del palazzo all’Architetto prussiano Ludwig Von Eschwege, che si ispirò all’esuberante stile neogotico del castello bavarese di Neuschwanstein.

 

Il Palazzo s’innalza quasi come un miraggio sulla cima delle colline che circondano Sintra: dalla facciata decisamente originale e fantasiosa, una combinazione bizzarra di stili architettonici che si fondono in modo sorprendente, quasi a ricordare un palazzo arabo ma dai colori mediterranei, circondato dal verde intenso della vegetazione dolce e lussureggiante. Si presenta con cupole orientali rotondeggianti, pareti ricoperte da azulejos e decorazioni finissime, mura merlate intervallate da torri e torrette.

Gli interni sono degni dell’opulenza di una vera reggia: si accede dall’arco d’ingresso che ricorda una moschea, quindi si attraversano le varie sale tra cui spicca quella araba, fatta di archi a volta e preziosi arredi, ma soprattutto la sala da ballo, vero gioiello del complesso sontuosamente arredata. Completano il palazzo le varie camere da letto, una cappella principesca e la grande cucina che custodisce ancora le pentole dell’epoca.
Le camere, lasciate nelle identiche condizioni nelle quali si trovavano al momento della partenza della regina Amelia dopo la proclamazione della repubblica, nel 1910, sono un bizzarro accostamento di kitsch e grandeur. Ci sono mobili progettati da Eiffel, porcellane disegnate da Ferdinando e una parete di nudi incompleti dipinti da Dom Carlos I. Ogni stanza è stipata di affascinanti tesori. Una camera è piena di porcellane di Meissen color pastello, mentre i muri della sala araba sono dipinti in modo da dare l’idea che si tratti di stucchi. La sala da ballo ha un lampadario con 72 candele e, per convenienza, quattro statue di mori che reggono candele elettriche. Nella sala da tè della regina Amelia, con mobili in tek, spicca un bassorilievo che raffigura una terribile epidemia di colera.

 

Dalle terrazze si gode una bella vista su tutta la regione, dalla costa atlantica al Tago. Il Palazzo di Pena è riconosciuto Patrimonio Mondiale dall’UNESCO.

 

Una nota speciale che riguarda l’esposizione delle vetrate restaurate,  una mostra temporanea che merita davvero una visita accurata. Nella Sala dei Cervi,  per la prima volta si espongono le collezioni  di vetri e vetrate del palazzo, dopo una campagna di una decina di mesi di lavoro di conservazione, restauro e ricostruzione.

 

Ho trovato tutto il personale all’interno del palazzo praparatissimo sia su nozioni storiche che sull’esecuzione dei restauri di intere sale e di pezzi di arredamento, tuttora in corso e sotto gli occhi dei visitatori. Davvero un lavoro certosino da parte di meritevoli artigiani restauratori, che meriterebbe di essere maggiormente documentato e riconosciuto.

 

 

 

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Parque do Palácio da Pena e Jardim da Condessa d’Edla

La coppia amava rifugiarsi in Sintra, dove D. Fernando aveva acquistato il monastero abbandonato di Nostra Signora di Pena.

Il patrimonio forestale attuale di Sintra si deve a D. Fernando, da sempre appassionato di botanica, e alla complicità della contessa d’Edla. Di conseguenza, le piantagioni del parco da Pena si intensificarono nel 1869 circa. Elise introdusse alcune specie arboree provenienti dal Nord America. Il re e la contessa ebbero  sostegno da parte del cognato americano della Hensler, il guardaboschi John Slade.

Elise Hensler, Contessa d’Edla


Il 15 aprile 1860, Elise Hensler Friedericke, cantante lirica e in futuro contessa d’Edla, si presentò al Teatro Reale di San Carlo a Lisbona, interpretando il personaggio del Paggio nell’ Opera “Un Ballo in Maschera” di Giuseppe Verdi. D. Fernando II, re del Portogallo, che si trovava in mezzo alla platea, si innamorò della bella cantante, che  allora aveva ventiquattro anni ed era gia’ madre di una bambina di padre sconosciuto.

Quando sali sul palco, di certo non immaginava che il suo futuro sarebbe da li’ a poco cambiato e che sarebbe stato per sempre unito a D. Fernando II, che sposò, e anche alla città di Sintra.
Sebbene amata dal monarca, Elise Hensler fu sempre emarginata dalla società portoghese. Ha ricevuto il titolo di contessa d’Edla il 10 giugno 1869, il giorno del suo matrimonio con D. Fernando II.
Enigmatica e piena di personalità, la contessa ha avuto una vita triste perché, oltre a non aver mai raggiunto riconoscimento in ambito artistico, non è mai stata riconosciuta veramente come la sposa del re del Portogallo.
La contessa d’Edla naque a La-Chaux-de-Fonds in Svizzera, e morì a Lisbona, dove fu sepolta nel Cemitério Dos Prazeres. Oltre che cantante e attrice, Elisa Hensler era scultrice, ceramista, pittrice, architetto e floricultrice.

Lo Chalet della Contessa d’Edla

Nello stesso anno del suo matrimonio con il re-artista, questa signora  dalla grande sensibilità fa costruire all’interno del Parco del Palazzo da Pena uno chalet curioso. lo stile architettonico dell’edificio, disegnato dalla stessa contessa d’Edla, anticipa la moda di fine ‘800 per gli chalet, soprattutto in Sintra e della costa di Estoril.


Rettangolare, al piano terra e la croce al primo piano, l’alloggio dispone di facciate in muratura che imitano tavole lunghe, come le case in Nord America. Con gli stipiti di porte, finestre e vetri decorati in sughero, stand omogenee di un tipico balcone che circonda l’intero ultimo piano. L’interno, ricco e ben realizzato, spiega chiaramente al visitatore, tra stucchi, affreschi, sughero intagliato e rame, la dolcezza dell’amore vissuto dalla nobile coppia.